"Guerra e pane" è titolo del racconto di Margherita Oggero in libreria dal 4 settembre per la Piccola biblioteca di cucina letteraria di Slow Food Editore. Sullo sfondo della Torino dei bombardamenti e dell’immediato dopoguerra, l’autrice tratteggia una quotidianità fatta di piccoli gesti, oggetti e riti familiari spesso legati al cibo, al ménage frugale scandito dai razionamenti.
Tra il nonno burbero, la nonna regina della cucina e la mamma paziente vestale del marito tornato dalla Russia, "Guerra e pane" è un ritratto domestico che racconta la vita nell’Italia in bilico tra le culture contadina e industriale e nella quale sono protagonisti anche i piatti della memoria: l’odiata panada, zuppa di pane raffermo che costituiva il grosso della dieta del papà che in guerra oltre all’anima aveva perso i denti; il pinzimonio, obbligatorio in caso di visita del nonno; il baracchino, ovvero la pietanziera portata da casa all’asilo o al lavoro; e poi la panissa, il "primo gagliardo, vietato a vegetariani, vegani, fanatici delle diete e del computo delle calorie, che all’epoca erano molto rari…" con la quale per Margherita fu da subito amore.
"Guerra e pane" si chiude con un piccolo approfondimento di Grazia Novellini che ripercorre la storia del baracchino, da utensile rurale a oggetto postmoderno con il milanesissimo nome di schiscetta, e con il ricettario della memoria di Margherita: panada, panissa, minestra con semolino e riso con latte e castagne.